Feltre è una cittadina gioiello, ancora non così nota come dovrebbe. Circondata dalle montagne del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, di cui è sede, presenta una cittadella murata che si sviluppa inerpicandosi sul colle in cima al quale svetta il Castello di Alboino e che la definisce come Borgo Verticale.

Ricca d’arte e di angoli suggestivi da scoprire, il suo centro storico è di raro fascino. Si può dire però che una pecca dal nostro punto di vista ce l’abbia: l’unico ristorante davvero interessante infatti (Panevin, da noi premiato con un cappello) è nella defilata frazioncina di Cart.

Proprio a ridosso del centro però c’è un minuscolo locale che vale davvero la pena conoscere. Si tratta di un’enoteca che oltre a una selezione di circa 150 bottiglie, molte delle quali in sintonia con la tendenza naturale del momento ma sempre meditate con intelligenza, offre 25 Champagne tutti disponibili al calice.

Aperta a partire dalla colazione, non mancano quotidiane chicche di alto gusto che vengono chiamate “bocconi”, ghiotte proposte di piatti in miniatura tra i quali spiccano per esempio l’”acciuga va in montagna”, una squisita acciuga di Cetara marinata nel latte e poi servita con uno stracchino privo di lattosio oppure una croccante zucca di Caorera in saor.

Enoteca Contemporanea è la creatura di Paolo Grando, nata tre anni fa da questo appassionato autodidatta che veniva da un altro mondo e ha pensato di fare in uno spazio piccolo le cose in grande.

A partire dagli arredi, di elegante sobrietà e curati con estrema attenzione, tutti in pietra e legno, scolpiti da un grande artista contemporaneo come Luca Rento, il quale ha curato anche la realizzazione di tre splendide suite nel bed and breakfast Via Paradiso 32 in una palazzina del centro che Paolo gestisce con la moglie.

Ma ciò che rende questo posto davvero unico nel suo genere è la possibilità di assaggiare una selezione di ostriche piuttosto fuori dal coro e di altissima qualità.

“Io le ostriche neppure le mangiavo, ma un collaboratore appena nata l’Enoteca mi ha spinto a offrirle, dato che nessuno qui lo faceva. Così, tra coltelli sbagliati, punte spezzate e generici molluschi da pescheria sono passato a prodotti blasonati, ma senza grande soddisfazione. Volevo saperne di più, ho studiato, degustato e viaggiato in questo mondo infinito dove c’è ancora pochissima conoscenza. In questo modo, grazie anche all’importatore con il quale lavoro fianco a fianco, mi sono innamorato dell’alta Normandia e di ostriche fresche che ti invitano a prenderne subito un’altra, prodotti di nicchia come per esempio la Belle du Nordet e la Gold Beach, di una piccola allevatrice che ho conosciuto personalmente.”

Vale davvero la pena farci due chiacchiere con Paolo Grando, vi saprà contagiare con la sua passione, così come stupire con la sua competenza, quella di uno che nel mestiere dell’accoglienza ci crede, magari servendovi un grande Pinot Nero della nouvelle vague dei nuovi vignaioli del bellunese: questo, però, è un altro capitolo.

– Marco Colognese
Articolo originale: Link La Repubblica